NELLA ZONE DELLA RESTRIZIONI (LOMBARDIA, PARTE DELLE MARCHE E DEL VENETO, EMILIA ROMAGNA E PIEMONTE) VIETATO ANDARE AL RISTORANTE A CENA E COMUNQUE, ANCHE A PRANZO, VIETATO ANDARE FUORI LA PROPRIA ZONA.
La crisi sanitaria dovuta alla veloce diffusione del Coronavirus si aggrava giorno dopo giorno e il Governo Emette nuovi decreti d’urgenza. Il nuovo decreto, pubblicato nel cuore della notte tra il giorno 7 e il giorno 8 marzo 2020 prevede delle misure dure, delle sanzioni piuttosto incerte e delle conseguenze ancora più gravi per il settore della ristorazione.
Lo spirito del decreto è ridurre il più possibile le occasioni di Contagio tra le. In questo senso vanno i limiti alla mobilità tra città e città, tra regione e regione e tra le aree più gravi e tutto il resto d’Italia: bisogna eliminare le occasioni per spostarsi. Ecco perché ad esempio si chiudono sale da ballo, discoteche, musei e pub.
Coronavirus: ristoranti aperti solo fino alle 18
Fin qui le misure previste per tutto il territorio nazionale. Ancor più rigide invece quelle previste per le aree più colpite dal fenomeno. E dunque la Lombardia, Emilia Romagna (Piacenza, Parma, Reggio, Rimini, Modena), Veneto (Padova, Treviso, Venezia), Piemonte (Asti, Novara, Vercelli, Verbano Cusio Ossola) e il nord delle Marche (Pesaro e Urbino). In questo territorio tra le altre restrizioni ci sarà quella, inedita, del divieto di andare a cena fuori. Bar e ristoranti dovranno chiudere alle 18. Un autentico coprifuoco richiesto dal Ministero della Salute e dal Comitato Tecnico Scientifico che sta seguendo l’evolversi del contagio. La lettera n dell’articolo 1 del dispositivo firmato dal Presidente Conte così recita e non lascia molto spazio ad interpretazioni: “sono consentite le attività di ristorazione e bar dalle 6 alle 18“. Hanno pesato, con ogni probabilità, le immagini di assembramenti oggi totalmente fuori luogo viste le prescrizioni sanitarie nell’area ad esempio dei Navigli di Milano o le grandi folle in montagna tra rifugi ed impianti di risalita: non a caso tutta l’impiantistica sciistica è stata chiusa.
Chiusi a cena i grandi ristoranti italiani
Tornando alla ristorazione, migliaia e migliaia di esercizi tra cui alcuni ristoranti famosi in tutto il mondo resteranno chiusi a cena salvo modifiche al decreto vigente. Una novità che mette a durissima prova l’intero settore, che pone seri dubbi sulla continuità aziendale di tantissime società e che rischia di spazzare via una intera industria d’eccellenza unica al mondo. Come un meteorite. Il Governo dovrà lavorare di fino con incentivi e investimenti per risollevare il comparto quando l’emergenza sarà superata. Anche per il fatto che per ora le restrizioni sono previste fino al 3 aprile.
Al ristorante solo a pranzo.
In zona rossa – ferme restando le disposizioni sul distanziamento tra persona e persona la cui inosservanza rischia di far sospendere la licenza – resta comunque l’opportunità di andare a pranzo fuorisebbene con dei significativi limiti. Infatti le indicazioni implicite ed esplicite del dispositivo sono chiare: stare a casa. Ma andare a pranzo fuori non è vietato a patto che si resti in zona: gli spostamenti all’interno dei territori devono essere giustificati da “comprovate esigenze” lavorative o di emergenza personale. Significa, insomma, che non ci si può muovere da una città all’altra per motivi di piacere o di svago: per i pranzi fuori occorre restare nel proprio comune. Vista questa circostanza è facile prevedere che molti ristoranti di alto livello saranno spinti alla sospensione dell’attività: impensabile stare aperti senza la cena e con il pranzo limitato ai cittadini che abitano in zona. Le conseguenze sul lato imprenditoriale e occupazione possono avvicinarsi alla calamità in assenza di aiuti, supporti e incentivi.